La storia del paracadutismo

La storia del paracadutismo la ritroviamo nel mito di Dedalo, architetto ateniese, inventore e artista geniale, che costruì una giovenca di legno e cuoio affinché la regina cretese Pasifae potesse accoppiarsi con il toro bianco, dono di Poseidone. Nacque il Minotauro, che per imprigionarlo, Minosse re di Creta e marito di Pasifae, fece costruire da Dedalo, il famoso palazzo a forma di labirinto; l’eroe Teseo, destinato ad essere sacrificato al Minotauro con altri 13 giovani, con l’aiuto della figlia di Minosse, innamorata perdutamente di lui, Arianna, e del suo famoso filo, uccise il mostro e uscì dal labirinto come Dedalo aveva consigliato. Quest’ultimo, per punizione, fu rinchiuso da Minosse nel labirinto insieme al figlio Icaro. Dedalo con un inganno costruì due paia di ali incollando penne di uccello con cera, quindi fuggì volando con il figlio. Icaro, desideroso di librarsi in volo il più in alto possibile per sfidare il limite umano, si avvicinò troppo al sole, la cera si fuse e morì cadendo in mare. Sempre secondo la leggenda, Dedalo raggiunse volando l’Italia. Da allora chiunque si sia cimentato in: “un’impresa orgogliosa e vana che abbia infelice esito”, si è dovuto confrontare con la figura di Icaro.

In epoca moderna, le prime ricerche sistematiche furono opera di Leonardo che, intorno al 1500, progettò macchine volanti fantastiche ed intuì il concetto di paracadute. Ma tanti Icaro morino fino al caso del marchese De Baqueville che nel 1742 fu artefice del primo volo con ali applicate alle braccia. Qualcuno si ruppe le gambe e qualcun’altro a malapena uscì vivo. Il paracadute a calotta, tutt’ora in uso dai militari, è stato inventato dai fratelli francesi Garnerin, che si buttarono da 700 metri su Parigi tagliando le funicelle della loro mongolfiera e atterrando con la navicella sostenuta da un paracadute. Anche l’americano Clem Sohn, soprannominato l’uomo uccello, usava ali di tela steccate dai polsi fino alle caviglie. Più tardi, studi sistematici, lo trasformarono in dispositivo di salvataggio per aerei e accessorio bellico delle truppe d’assalto e, soltanto nel 1951 a Bled, in Yugoslavia si tennero i primi campionati del mondo di paracadutismo sportivo.

Una fondamentale svolta tecnologica, però, si ebbe nel 1963 ad opera dell’americano Domina Jalbert che, perfezionando gli studi di Francis Melwyn Rogallo, inventò il paracadute ad ala (parafoil). Mentre la calotta funziona sul principio della resistenza dell’aria, l’ala invece, sfrutta il principio della portanza e vola planando percorrendo così un certo spazio orizzontale. Costituita da due strati di tessuto sovrapposti e cassonati che si gonfiano irrigidendosi per la pressione dell’aria, genera portanza grazie al volo di avanzamento; inoltre è guidabile con una precisione stupefacente con due comandi che aprono e chiudono i cassoni che, cambiando il profilo e quindi l’assetto, fanno da timone. In questo modo sfruttando le correnti d’aria ascensionali il paracadutista è capace di risalire anche oltre la quota di lancio. Questo fu il principio del deltaplano e successivamente del parapendio. Nell’ultimo ventennio, il paracadutismo ha fatto passi da gigante, infatti l’avvento dei paracadute ad ala ha rivoluzionato questo sport. Basta pensare che nelle gare di precisione in atterraggio il diametro del cerchio di bersaglio, che nel primo campionato mondiale di Bled era di cinquanta metri, si è ridotto a soli tre centimetri e che molti paracadutisti riescono facilmente a centrarlo.